Si ricorda il 97° appuntamento con il Tea Corner, fissato per lunedì 29 settembre alle ore 17:00, in cui approfondiremo l'impatto della recente sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che ha dato ragione a Greenpeace Italia, ReCommon e 12 cittadinə contro ENI.
Per la prima volta in Italia, è stato chiarito che i giudici possono pronunciarsi sui danni derivanti dal cambiamento climatico e sulla responsabilità delle aziende fossili, anche quando le emissioni sono prodotte all’estero, se le decisioni strategiche sono state prese nel nostro Paese.
«Nessuno, nemmeno un colosso come ENI – commentano Greenpeace Italia e ReCommon – può più sottrarsi alle proprie responsabilità. Chi inquina e contribuisce alla crisi climatica deve rispondere delle proprie azioni».
Questa decisione rappresenta un traguardo storico per la giustizia climatica, perché riconosce formalmente che i diritti umani legati alla crisi climatica devono essere tutelati: chi contribuisce al riscaldamento globale non può sottrarsi alle proprie responsabilità.
Il responso della Suprema Corte sancisce che i giudici italiani possono pronunciarsi sui danni derivanti dal cambiamento climatico, sulla base sia della normativa nazionale sia di quella sovranazionale. Le cause climatiche in Italia sono dunque lecite e ammissibili, anche con riferimento alla condanna delle aziende fossili a limitare le proprie emissioni climalteranti.
La Cassazione ribadisce inoltre che un contenzioso climatico come quello promosso da Greenpeace Italia e ReCommon non rappresenta un’invasione nelle competenze politiche del legislatore o delle aziende, quali ENI. La tutela dei diritti umani fondamentali, il diritto a un ambiente sano e sicuro, di cittadine e cittadini minacciati dall’emergenza climatica è superiore a ogni altra prerogativa, e da oggi sarà possibile avere giustizia climatica anche nei tribunali italiani.
Le Sezioni Unite chiariscono inoltre che i giudici italiani sono competenti anche per le emissioni climalteranti emesse dalle società di ENI all’estero, sia perché i danni si sono verificati in Italia, sia perché le decisioni strategiche sono state assunte dalla società capogruppo con sede nel nostro Paese.
Questa sentenza apre di fatto la strada a nuove azioni giudiziarie per la 𝗰𝗹𝗶𝗺𝗮𝘁𝗲 𝗷𝘂𝘀𝘁𝗶𝗰𝗲 𝗶𝗻 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮, rafforzando l’impegno di cittadinə e organizzazioni nella tutela dei diritti climatici.
Il nostro 97° sarà l’occasione per comprendere l’importanza di questa pronuncia e confrontarsi sulle nuove frontiere dell’attivismo climatico in Italia direttamente con Simona Abbate, Campaigner Clima & Energia di Greenpeace Italia.
PS: L'incontro è gratuito e sarà in italiano.
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