Non può che essere un pesce d'aprile l'ennesima comunicazione dell'Associazione dei conciatori italiani che torna a negare, a qualche settimana di distanza dalla pubblicazione della circolare 43, l'esistenza del cambiamento climatico.
Non vi sarebbe del resto alcuna ragione per cui un'associazione di categoria dovrebbe prendere una posizione ideologica su dei temi scientifici, quasi si trattasse di una disputa tra guelfi e ghibellini, mischiando opinioni e dati incompleti.
L'ipotetica comunicazione è firmata addirittura da S. Mercogliano, Direttore Generale di UNIC, e metterebbe pertanto in seria discussione il punto di vista dell'intera associazione.
Si tratterebbe comunque di una visione che non può in alcun modo essere assimilata, come abbiamo già avuto modo di ricordare in occasione della precedente circolare, a quella dei conciatori, dove sono presenti numerose aziende fortemente impegnate alle riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra.
La lettera di Mercogliano riporta poi degli errori macroscopici che supportano l'idea dello scherzo. E' infatti difficile che in una comunicazione ufficiale si scambi la sigla dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) con quella dell'IPPC (Integrated Pollution and Prevention Control).
Curioso anche aver confuso l'impronta climatica (carbon footprint) con l'impronta ambientale, per un'associazione attivamente impegnata sul fronte della PEF (Product Environmental Footprint) nel progetto pilota della Commissione europea.
Infine, l'esilarante affermazione che l'IPCC sia spinto da potenti lobby non può che confermare come la lettera debba essere necessariamente frutto di un pesce d'aprile, di cui arriverà sicura smentita nei prossimi giorni... o no?