È evidente che stiamo attraversando un periodo di particolare attività del movimento negazionista climatico. Per alcuni rappresenta una nuova minacciosa ondata di contrasto alla conoscenza scientifica, ma si tratta probabilmente del canto del cigno con cui si richiamano a corte tutte le ultime disperate forze disponibili per cercare almeno di rallentare l'ondata di (pur lenta) transizione in atto.
Uno dei fronti nuovi che ha creato più discussione e instillato maggiori dubbi è legato alla mobilità, in cui si tende a contrastare la sempre maggiore, e inesorabile, diffusione della mobilità elettrica.
Da più parti sono giunte, infatti, notizie che il diesel emetterebbe meno CO2 per km percorso.
Verità o mistificazione?
Alcune condizioni, quali la generalizzazione di studi condotti in Germania (dove il mix energetico è in buona parte composto dal carbone), la comparazione tra macchine aventi prestazioni diverse e la riduzione dell'effettiva vita utile considerata per le macchine elettriche, portano a mettere in discussione il netto vantaggio dell'auto elettrica. Ma si tratta di situazioni particolari che non riflettono già oggi la realtà in essere e che diventeranno sempre più anacronistiche, considerando la crescente diffusione di produzione di energia da fonti rinnovabili.
Sia chiaro, la transizione all'elettrico non può essere considerata la panacea della mobilità, perché la maggiore diffusione della mobilità pubblica e della mobilità dolce (pedonale e ciclabile) restano gli imperativi di ogni amministrazione pubblica per arrivare ad una mobilità più sostenibile, ma non ha senso che ciò venga messo in discussione a favore di un motore (il diesel) che è destinato a finire presto nei musei.
Tecnici del settore sostengono, infatti, che la maggiore ondata di comunicazione a favore del diesel sia dovuta alla impellente necessità del settore auto di dare fondo alle scorte di magazzino, perché dal 2020, e ancora di più dal 2021, i nuovi limiti di emissione metteranno di fatto sempre più fuori gioco i motori a combustione e promuoveranno ibrido ed elettrico. Si potrebbe chiedere conferma di questi nuovi trend, ad esempio, a Mercedes che ha deciso di licenziare 10.000 dipendenti a causa del ritardo negli investimenti nel settore delle auto elettriche
In tutto questo dibattito non può passare inosservata la notizia della multa di 5 milioni di euro che l'Antitrust ha emesso ad ENI perché "ha presentato come verde un diesel altamente inquinante". La motivazione è legata all'ingannevolezza dei messaggi pubblicitari in cui il diesel era associato alla parola "green".
Non si tratta in questo caso di una comparazione con l'elettrico, ma è pur sempre parte di un sistema che tende ad attribuire un basso impatto ambientale alla mobilità diesel.




