Con gli ambiziosi obiettivi del Green Deal per il clima, le aziende europee sono chiamate ad affrontare degli sforzi importanti e il sistema dell’EU ETS si pone come pietra miliare di questo percorso.
Altri partner internazionali extra UE, però, hanno intrapreso percorsi politici non altrettanto ambiziosi in materia di cambiamento climatico.
Per questo, la Commissione europea ha sviluppato il Regolamento CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), con l’intento di riequilibrare la competitività delle aziende europee con quelle extra UE.
Che cos’è quindi il CBAM? È uno strumento economico che si applica nei confini europei a livello doganale per i seguenti prodotti: cemento, acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno.
Ha quindi importanti ricadute per un gran numero di aziende italiane.
Di fatto, con il CBAM si intende stabilire un prezzo per la CO₂ emessa durante la produzione di beni realizzati in Paesi extra UE.
Nella prima fase transitoria, però, che si conclude il 31 dicembre 2025, gli unici vincoli per le aziende importatrici sono dei requisiti di comunicazione. Ma quando il CBAM entrerà a regime definitivo, dal 1° gennaio 2026, si aggiungeranno gli obblighi di verifica e il pagamento di certificati, in funzione delle emissioni di CO₂ “incorporata”
nei beni importati.
L’applicazione del CBAM resta una complessa sfida per le aziende europee che debbono reperire informazioni specifiche lungo la catena di fornitura e gestirle correttamente, in accordo alle complesse prescrizioni del Regolamento.
Per questa ragione è importante il supporto che Aequilibria è in grado di fornire per:
- agevolare le aziende nella raccolta dei dati lungo la catena di fornitura;
- sistematizzare questa raccolta all’interno dei processi aziendali;
- valutare il possibile impatto economico che si avrà quando lo strumento entrerà a regime;
- compilare la dichiarazione trimestrale, all’interno del registro CBAM europeo.